Il venerdì santo a Gela
Per la Chiesa cattolica, il Venerdì Santo è il giorno della morte di Gesù Cristo, secondo giorno del Triduo Pasquale, che ha inizio con la liturgia vespertina o in coena domini del giovedì santo.
Come nel Mercoledì delle Ceneri, i fedeli dai 14 anni di età sono invitati all'astinenza dalla carne (sono ammessi uova e latticini), e quelli dai 18 ai 60 anni al digiuno ecclesiastico, che consiste nel consumare un solo pasto (pranzo o cena) durante la giornata (è ammessa, oltre a questo, una piccola refezione). Il digiuno si compie in segno di penitenza per i peccati che Gesù è venuto a espiare nella Passione, ed assume inoltre il significato mistico di attesa dello Sposo, secondo le parole di Gesù ( Mt 9,15); lo Sposo della Chiesa, cioè Cristo, viene tolto dal mondo a causa del peccato degli uomini, ma i cristiani sono invitati a preparare con il digiuno l'evento gioioso del suo ritorno e della liberazione dalla morte; questo evento si attua non solo nel memoriale della sua resurrezione, la domenica di Pasqua, ma anche nella continua venuta del Signore nel cuore dei fedeli che sono pronti ad accoglierlo e a morire con lui al peccato per risorgere ad una vita nuova, e infine nell'ultima venuta di Gesù nella gloria alla fine dei tempi.Il Venerdì Santo è il culmine delle tradizioni pasquali gelesi: accompagnato da canto dei lamentatori, il Cristo (opera del ‘700 in cartapesta e cuoio) viene portato al Calvario, dove avviene la spogliazione e la crocifissione del simulacro.
Piazza Calvario, con le vie adiacenti, è un’immensa distesa di persone assiepate per guardare, ricordare, pregare. Verso l’imbrunire, la deposizione dalla Croce: si schioda il simulacro che, in un’impressionante silenzio, viene consegnato ai sacerdoti e da questi ai marinai che lo depongono nell’urna per la solenne processione.
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