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LA NAVE GRECA A Gela, importante porto marinaro dell'antica Grecia, confluivano le merci pregiate provenienti dai mercati dell'Egeo e dell'Attica e proprio a Gela giunse in quel tempo una nave greca, la quale, forse per le cattive condizioni meteomarine, affondò davanti alle sue coste.La scoperta del relitto risale al 1988, e si deve a 2 subacquei locali, Gianni Occhipinti e Gino Morteo. Una lunga indagine archeologica durata circa 20 anni ha portato alla luce la struttura lignea dell’imbarcazione, il carico trasportato, e, frattanto, si sono stabilite strategie di recupero, restauro e musealizzazione. Dopo quasi 2.500 anni, l'imbarcazione è stata individuata a 800 metri dalla costa, nel tratto di mare antistante l'emporio antico di Bosco Littorio.Con diverse campagne di scavo subacqueo è stato possibile recuperare la merce trasportata a bordo, ma anche studiare le caratteristiche strutturali di una nave mercantile, una delle poche, in così buono stato di conse...
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LA TORRE DI MANFRIA Un importante monumento che si può osservare in contrada Manfria, a quindici chilometri da Gela, è quel che rimane di una torre di avvistamento e difesa denominata “Torre di Manfria”. L’inizio della costruzione è controverso. Secondo alcune fonti, torre risale al 1549, durante il vicereame di Juan de Vega, secondo altre, invece al 1583. Comunque sia stato, si sa di certo che dopo essere rimasta incompiuta, fu ripresa nel 1615 e completata ad opera del Viceré di Sicilia Pedro Tellez Giron y Guzman Duca di Ossuna su disegno del famoso architetto fiorentino Camillo Camilliani. Delle duecento e più torri costiere dell’Isola, che formavano un rudimentale sistema di vigilanza strategico-militare per segnalare i pericoli provenienti dal mare, la torre di Manfria, detta anche di Ossana o Ossuna, era una tra le trentasette più importanti e dipendeva dalla Deputazione del Regno; i quattro torrari che l’abitavano segnalavano, durante il dì con specchi e fumi e di notte co...
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  LA STORIA DEL GELA CALCIO                         La storia del calcio gelese, a memoria d’uomo, comincia a prendere forma tra il 1929 e il 1930, per la passione a questo sport dei fratelli Paolo e Angelo Di Bartolo che assieme ad altri appassionati fondarono la squadretta denominata “Ddo Cannolu”. La squadra prese questo nome perché nel quartiere dove abitavano vi era una fontana pubblica di acqua potabile. Subito e per spirito di contrapposizione, sempre spinti per la passione del calcio, nacque la squadra dei “Tabaccari” dando vita ad epici confronti, scontrandosi a suon di calci al pallone, per stabilire la formazione migliore. Siccome i risultati di questi scontri erano sempre incerti pensarono di costituire insieme una libera associazione che chiamarono “VIRIBUS UNITIS”, era l’anno 1930. In quegli anni, la Viribus Unitis, seppure non disponeva di un campo di calcio, disputò incontri amichevoli contro le sq...
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Il venerdì santo a Gela Per la Chiesa cattolica, il Venerdì Santo è il giorno della morte di Gesù Cristo, secondo giorno del Triduo Pasquale, che ha inizio con la liturgia vespertina o in coena domini del giovedì santo.  Come nel Mercoledì delle Ceneri, i fedeli dai 14 anni di età sono invitati all'astinenza dalla carne (sono ammessi uova e latticini), e quelli dai 18 ai 60 anni al digiuno ecclesiastico, che consiste nel consumare un solo pasto (pranzo o cena) durante la giornata (è ammessa, oltre a questo, una piccola refezione).  Il digiuno si compie in segno di penitenza per i peccati che Gesù è venuto a espiare nella Passione, ed assume inoltre il significato mistico di attesa dello Sposo, secondo le parole di Gesù ( Mt 9,15); lo Sposo della Chiesa, cioè Cristo, viene tolto dal mondo a causa del peccato degli uomini, ma i cristiani sono invitati a preparare con il digiuno l'evento gioioso del suo ritorno e della liberazione dalla morte; questo evento si attua non solo ...
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IL CASTELLUCCIO A sette chilometri da Gela, in contrada Spadaro, distante qualche chilometro dalla Statale per Catania, si erge su uno sperone di roccia gessosa una costruzione fortificata a cielo aperto con due torri terminali denominata Castelluccio; incerto è il periodo della sua edificazione, c’è chi dice risalga al XIII secolo e quindi al periodo federiciano, ma la menzione più antica del Castelluccio è contenuta in un atto di donazione del 1143 con il quale Simone, Conte di Butera, della famiglia di Bufera, dona all’abate di San Nicolò l’Arena di Catania alcune terre site nell’area meridionale della contea ed il Castelluccio viene citato come termine di confine all’estremità orientale dei beni assegnati al monastero. Quindi nel 1143 il Castelluccio già esisteva,  Di pianta rettangolare e di quasi perfetta simmetria (misura metri 30x11x12), l’edifìcio è costituito da un pianoterra, che prende luce da diverse feritoie e da alcune finestre, e dai resti di un piano sup...
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LA CONCHIGLIA  Il  Lido La Conchiglia  era uno storico stabilimento balneare siciliano presso il lungomare di  Gela . Tra gli  anni cinquanta  e gli  anni sessanta  del  XX secolo  divenne un rinomato locale [1] , non solo per la frequentata spiaggia sottostante ma soprattutto per gli eventi mondani che ospitava vantando la presenza di personaggi del mondo dello spettacolo, della cultura e della politica dell'epoca. In seguito al forte  inquinamento  petrolifero di cui fu vittima il mare della costa gelese, "La Conchiglia" fu sempre meno frequentata sino a chiudere definitivamente i battenti intorno al  1980 [2] . Ridotta ad un rudere pieno di ricordi, parte della struttura è crollata o è stata demolita, ma  la locale Sovrintendenza ha annunciato un suo prossimo restauro e ripristino della parte residua Lo stabilimento balneare o "chalet", come veniva chiamato all'epoca, fu innalzato sullo stesso sito di un lid...
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IL PROGETTO DEL MUSEO DEL MARE A GELA Il progetto “chiavi in mano” per il recupero e il restauro di almeno una delle tre navi greche che giacciono sul bassissimo fondale di contrada Bulala a poche centinaia di metri dalla spiaggia da una parte e del pontile del Petrolchimico dall’altra, c’è e ha anche un costo. Un milione e duecentomila euro. Ne’ poco ne’ molto se si considera che, con questa cifra, verrebbe tirato fuori il relitto forse della più antica nave greca mai scoperta nei fondali siciliani, finanziato il restauro ma anche il rimontaggio e l’allestimento per la fruizione di un tesoro di inestimabile valore. Un prezzo comunque assolutamente al di fuori della portata delle ridicole risorse a disposizione della Soprintendenza del Mare guidata dall’archeologo Sebastiano Tusa che non è riuscito neanche in quella che sembra diventata un’altra impresa possibile, la realizzazione di quel museo del mare che a Gela si attende da 29 anni e che era stato anche finanziato con cinque m...